Il coriandolo, il coriandolo, perché poi il coriandolo? Perché tu – cara gentildonna Desdemona – lo suggeristi con tono gaio e falsamente innocente, ben conscia dei lascivi effetti di questa fragrante spezia. Ebbene sia!
Certo non vogliamo deludere una Donna! Sia lode al coriandolo o cilantro o prezzemolo cinese o erba cimicina o come diavolo ti chiami! Si infiammino le carni e inumidiscano i sacri pozzi del piacere, orsù e coriandolo sia, o meglio
Certo non vogliamo deludere una Donna! Sia lode al coriandolo o cilantro o prezzemolo cinese o erba cimicina o come diavolo ti chiami! Si infiammino le carni e inumidiscano i sacri pozzi del piacere, orsù e coriandolo sia, o meglio
CORIANDRUM SATIVUM
che è già tutto una poesia a partire dal nome che deriva da korys – cimice – e andros ovvero maschio ad omaggiare il puzzo orrendo che emana sfregando le foglie fresche fino alla maturazione dei frutti.
Fantastico, eh? Heheheh, no, no non scoraggiatevi, ce ne sono di belle sul coriandolo.
Fantastico, eh? Heheheh, no, no non scoraggiatevi, ce ne sono di belle sul coriandolo.
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Coriandolo foglie |
A-ehm … su siamo serie: il coriandolo fa parte della famiglia delle Umbelliferae, ed è una pianta erbacea annuale. Le foglie sono composte cioè formate da quelle che sembrano foglioline più piccole che invece sono parte di un'unica grande foglia. Ha foglie alterne poste alla base dei cespi che hanno un lungo picciolo e sono dentate o pennate e foglie apicali che invece sono filamentose e ricordano quelle del finocchio.
Ha il fusto verde o rossastro eretto di forma cilindrica molto ramificato, alto circa 50 cm. La radice è superficiale e poco ramificata. I fiori sono bianchi ermafroditi formati da una corolla di cinque petali e un calice di cinque sepali con cinque stami riuniti in infiorescenze ad ombrelle composte costituite da quattro o sei raggi che partono tutti da un nodo e ogni raggio porta un’altra ombrella più piccola detta ombrelletta su cui vi sono i fiori riuniti.
Ha il fusto verde o rossastro eretto di forma cilindrica molto ramificato, alto circa 50 cm. La radice è superficiale e poco ramificata. I fiori sono bianchi ermafroditi formati da una corolla di cinque petali e un calice di cinque sepali con cinque stami riuniti in infiorescenze ad ombrelle composte costituite da quattro o sei raggi che partono tutti da un nodo e ogni raggio porta un’altra ombrella più piccola detta ombrelletta su cui vi sono i fiori riuniti.
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Coriandolo infiorescenza |
I frutti sono diacheni (cioè due acheni uniti) aromatici di color giallo. Ogni achenio ha cinque fasci vascolari, che formano cinque costole primarie, che gli conferiscono un aspetto gobbuto. Infine ci sono delle vitte cioè dei canali secretori proprio all’interno del seme: questa è una caratteristica della famiglia intera.
Gli effetti afrodisiaci del coriandolo sono riconosciuti sin dagli antichi egizi che lo mettevano a macerare nel vino per ottenere una bevanda inebriante. Vanta anche un’illustre citazione nel libro delle Mille e una notte dove veniva utilizzato quale ingrediente in una pozione per curare la sterilità di un uomo che fino ai 40 anni non ebbe figli. Ippocrate lo consigliava per favorire i concepimenti ma il suo vero exploit l’ottenne nel Medio Evo.
Filtri d’amore, pozioni afrodisiache e chi più ne ha, più ne metta. I semi essiccati procuravano effetti euforici specialmente alle donne mentre agli uomini si raccomandava di non abusarne per evitare prestazioni deludenti. Fu però madama da Forlì, la ben nota Caterina Sforza a dare al coriandolo una connotazione tutta particolare. Nei suoi famosi Experimenta la consigliava in lungo e in largo nel paese di Corneto, così veniva chiamata l’Italia nel Rinascimento famosa per la più alta densità di mariti traditi, per " fare che una donna non se lassi toccare se non a te", in altre parole per mantenere le donne calde e gagliarde ma fedeli ai loro maritini… o quant’altro insomma.
La ricetta di madama Caterina prevedeva quanto segue:
“Piglia coriandoli freschi e fanne succo pistandoli bene et torcali che facci sugo et con quel sugo ogne la testa del membro, poi usa con la donna e vederai lo effetto”.
Confessiamo di essere rimaste fedeli solo agli antichi Egizi e di aver utilizzato il coriandolo per ravvivare un vino, anzi IL vino. Esattamente il Vin Brulé delle lunghe e romantiche sere d’inverno: accucciate sul divano, col profumo di vino e spezie che aleggia nell’aria, freddo fuori e calduccio dentro. Non è difficile, prendete del vino rosso, ci mettete miele o zucchero quanto vi piace poi ci buttate spezie di vostro gradimento (noi lo facciamo un chiodo di garofano, cannella, noce moscata, coriandolo e un pizzico di zenzero), qualche buccia di arancia o di limone. Attendete le bolle, flambate, spegnete il fuoco e mettete il coperchio.
Il vostro afrodisiaco è pronto… Santé!
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